L’Isola di Pasqua e il suo mistero

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L’Isola di Pasqua, a largo delle coste del Cile, è un’isola dove regna l’ignoto. Leggende, miti, storie hanno da sempre contribuito a creare intorno all’isola un alone di mistero e ambiguità, alimentato anche dall’atmosfera che regna sull’isola. 
L’Isola di Pasqua, chiamata in lingua nativa Rapa Noi ‘grande isola’, deve il suo nome al fatto che venne scoperta proprio nel giorno di Pasqua del 1722 dal capitano olandese Jakob Roggeveen che per primo approdò sulle coste dell’isola che, prima di quel momento, non era mai stata marcata su alcuna cartina dell’epoca. 
La misteriosa isola è situata a largo delle coste del Cile, nel mezzo dell’Oceano Pacifico. È un’isola dalla storia complessa e difficile da ricostruire essenzialmente perché sono presenti pochissimi documenti che ne attestano le epoche di colonizzazione precedenti al XVIII. Tuttavia si pensa che tra i primi colonizzatori vi siano alcune popolazioni provenienti dalla Polinesia ma fra trafficanti di schiavi e missionari religiosi nel giro di un secolo l’isola ha perduto gran parte della sua popolazione nativa e quasi tutto suo passato. Pablo Neruda scrisse di Rapa Noi: 
D’argilla, boschi, fango, da seme che volava
nacque la collana selvaggia dei miti:
Polinesia: pepe verde, sparso
nell’area del mare dalle dita erranti
del padrone di Rapa Nui, il Signor Vento.
[…] 
Ma la terza statua che fece il Signor Vento
fu un moai di granito, e questo sopravvisse.

Il Mistero dell’isola di Pasqua

Il mistero dell’Isola di Pasqua è un mistero che si alimenta da sé con il passare dei secoli, soprattutto intorno a singolari busti monolitici chiamati in lingua nativa moai. Per tutta l’isola se ne possono trovare circa 638 di questi straordinari giganti in pietra, alti anche fino a 10 metri. Scolpiti inizialmente vicino alle cave dell’isola venivano poi trasportati e rifiniti vicino alla costa. Il viaggio di queste enormi statue poteva anche durare un intero anno. Il loro scopo rimane essenzialmente ignoto ai più. Si pensa che le statue rivolte verso l’interno dell’isola rappresentassero i capi tribù indigeni deceduti che, secondo la credenza popolare, proteggevano i villaggi e aiutavano i vivi a comunicare con il regno dei morti. Mentre le uniche sette statue dell’isola che volgono il proprio sguardo verso l’oceano rappresentano probabilmente i sette guerrieri indigeni che per primi approdarono sull’isola sotto indicazioni del Re Hotu-Matua; queste proteggono l’ isola e vegliano su tutto il Pacifico. Leggenda narra che la pietra in cui erano intagliati i maestosi monoliti dell’isola avesse provenienza extra terrestre o divina.
Oggi l’Isola di Pasqua è un’oasi naturale che ha affascinato e continua ad affascinare molti turisti che decidono di intraprendere un viaggio spinti, in parte, dal mistero che aleggia intorno all’isola e alla sua storia.
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